Può capitare durante la propria vita professionale di sentire la necessità di “fare il punto”. Rispetto a cosa? Valutiamo se ci riconosciamo nel lavoro che svolgiamo, se stiamo bene e se facciamo quello che davvero vorremmo, che è diverso dal fare qualcosa perché “devo”.
Tempo fa sono stata contatta da un’azienda molto importante, sia a livello nazionale che internazionale, con l’obiettivo di supportare un Dirigente che stava vivendo un momento di difficoltà nella gestione del gruppo di lavoro. I colleghi non si riconoscevano nel suo stile di leadership che tendeva ad una modalità più autoritaria che autorevole.
Il primo feedback che mi era stato fornito dall’azienda era il seguente: “è un ottimo tecnico, ma dal punto di vista relazionale mancano le basi…”.
Così abbiamo fissato un primo incontro al fine di conoscerci e definire insieme un obiettivo su cui lavorare nel tempo che avevamo a disposizione. Già durante il primo incontro gli ho proposto di utilizzare una metodologia più creativa e stimolante, così da “trovare dei nessi nuovi fra cose note”, esplorando così un nuovo modo di vedere e vedersi all’interno del problema.
Il metodo proposto promuoveva la produzione di idee, collegamenti e combinazioni sino ad allora non considerate. Perché questo? Cosa c’entra il produrre idee rispetto alla problematica emersa? Perché nell’affrontare le piccole e grandi sfide quotidiane tendiamo a far leva sulle strategie adottate in passato e che in quel momento (nel là-e-allora) forse ci hanno aiutato. La creatività, avere un approccio creativo al problema, disinnesca il “pilota automatico” e si sperimentano modalità nuove anche in una situazione conosciuta.
Sfruttiamo, quindi, la creatività per ritrovare spontaneità rispetto alla situazione presente partendo dal qui-e-ora.
Così il coachee ed io abbiamo iniziato questo viaggio alla scoperta di alternative, coniugando tale metodologia ad altri approcci, come solitamente sono solita proporre nei percorsi di crescita personale.
Questo caso, come tanti altri, mi hanno fatto riflettere sulle metodologie di coaching da utilizzare e in particolare sono arrivata a definire i seguenti punti:
- l’importanza di partire dalla persona;
- l’importanza di favorire la creatività e l’allenamento mentale alla flessibilità;
- l’importanza di promuovere l’emersione delle risorse personali e la capacità di affrontare i problemi con un approccio mentale aperto;
- l’importanza di lavorare con il singolo con un approccio sistemico, quindi allargando la prospettiva anche alle dinamiche aziendali.
Il coaching creativo risulta essere molto utile anche nel momento in cui non ci sentiamo più soddisfatti dal punto di vista professionale ed è necessario trovare altro. A volte scopriamo che quel “altro” riguardava anche come si vive il presente professionale, come lo leggiamo e come lo percepiamo.
La mia proposta è partire dal presente e, con creatività, costruire il futuro.
Dott.ssa Ester Varchetta
Doc. in Clinical Psychologist -Transactional Analyst Counselor (REG-A0267-2010)
Soft Skills Trainer&Executive Coach – Instructional Designer
Psychodramatist – Industrial Relations Mediator
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