DiEster Varchetta / NewsRecensioni / 0 Commenti

PANE E TULIPANI di Silvio Soldini (1999)

Rosalba, una casalinga un po’ insoddisfatta, è in gita con marito e due figli con una comitiva di compaesani. Durante una sosta si attarda e il bus parte senza di lei. Dopo il primo smarrimento e varie peripezie, la donna si ritrova in un posto dove non era mai stata… inizia così un viaggio dentro di sé che la aiuterà a riscoprire ciò che le piace e quello che vuole da se stessa e dalla sua vita.

Un film dedicato alle donne che vogliono cambiare…
BUONA VISIONE! 🙂

DiEster Varchetta / BlogNews / 0 Commenti

Che cos’è una comunità di pratica? Una comunità di pratica è un insieme di individui mutualmente impegnati per il raggiungimento di un’impresa comune, attraverso l’utilizzo di un repertorio condiviso. Questi elementi (individui, impresa comune, repertorio condiviso) entrano in attività producendo un output che consente alle persone impegnate nel proComunicare effgetto di apprendere, imparare qualcosa di nuovo oltre che arricchire il repertorio condiviso e produrre un oggetto in base alla finalità della stessa impresa comune. Per far sì che la comunità di pratica abbia successo, è necessario che vi sia un mutuo impegno da parte di tutti gli individui coinvolti. Che cosa significa? Ognuno viene riconosciuto all’interno della comunità come portatore di abilità specifiche e diverse, ognuno assume un ruolo con determinate finalità. Abilità e ruoli diversi entrano in gioco in un lavoro cooperativo, sentendo tale impresa come propria. Ogni individuo è ritenuto essenziale per la realizzazione dell’impresa comune.

Come affermato da Wegner una pratica deve essere motivante. Come possiamo renderla tale? È necessario negoziarne il significato all’interno dell’intera comunità. Aver chiaro il significato della pratica quotidiana è fondamentale per essere motivati ad agire all’interno del gruppo. Ma che cosa si fa in concreto in una comunità di pratica? Si partecipa attivamente e si è presenti. Tale partecipazione porta alla produzione attraverso processi di reitificazione.

Quale vantaggio avrebbe un’organizzazione strutturata come una “comunità di pratica” rispetto ad altri tipi di organizzazioni?

  • Le persone sarebbero motivate e parteciperebbero attivamente ai processi e alla “costruzione di significati”, azzerando la sensazione di non appartenenza che spesso le persone hanno in azienda (distanza tra ciò che viene prodotto e l’attività svolta).
  • L’azienda sarebbe portata ad innovarsi e rinnovarsi, avendo il supporto proattivo delle persone che la compongono.
  • La comunicazione sarebbe circolare.
  • Il clima sarebbe positivo.
  • Ognuno si sentirebbe parte di “qualcosa” che, a “livello meta”, aiuta a dare significato alla propria vita, integrando così il “lavoro” e ciò che viene fuori dal contesto lavorativo.

Concludo con una domanda: quali caratteristiche dovrebbe avere un “Leader” in un’organizzazione progettata come comunità di pratica?

DiEster Varchetta / BlogNews / 0 Commenti

Nell’ultimo periodo, per potermi migliorare, ho iniziato a seguire dei video tutorial di nuotatori professionisti, per circa 10/15 minuti prima di andare in piscina discover this info here. Quando non mi prendo questo momento di preparazione, ho notato che faccio molta più fatica a nuotare, in particolare nella fase di riscaldamento. E’ come se attraverso la visualizzazione del video, la mia mente, ed anche il mio corpo, iniziassero ad allenarsi, a riscaldarsi, a prepararsi a nuotare anche se ancora non sono in vasca. Com’è possibile che senta questa grande differenza? 
La risposta l’ho trovata nella teoria dell’embodied cognition che si basa sulla “simulazione motoria“, un meccanismo cognitivo-mentale, che porta all’attivazione del sistema senso-motorio nel momento in cui osserviamo un oggetto anche se non si compie direttamente l’azione. Tale processo ha base neuronale, infatti coinvolge i neuroni specchio (neuroni premotori che si attivano, scaricano, durante l’esecuzione di azioni e durante l’osservazione di azionimagesi eseguite da altri). I neuroni specchio danno la possibilità di accedere agli stati mentali altrui in modo diretto con un meccanismo di risonanza motoria. Gli studiosi ci dicono anche che l’apparato senso-motorio si attiva in modo tanto più congruente quando osserviamo delle azioni che conosciamo o che siamo abituati a vedere anche se compiute da altri. Nel mio caso, mentre guardo un video che mostra una persona nuotare, la mia mente simula quell’azione, riproducendola in modo attivo, iniziando così un vero e proprio riscaldamento, forse quello più importante.
Il nuoto, come molti altri sport, necessita di concentrazione, intenzione e motivazione per essere eseguito in maniera ottimale e con la giusta propensione mentale.

Il processo descritto, può essere applicato anche in tantissime situazioni della vita ma cosa ancor più importante è che può essere sviluppato, allenato al fine di migliorare le nostre performance quotidiane, anche perché no al lavoro o in famiglia.

Read More

DiEster Varchetta / CorsiNews / 0 Commenti

A volte raggiungere obiettivi che per noi sono importanti diventa difficile. Cosa possiamo fare? Abbandonarli o provare a raggiungerli utilizzando una nuova strategia?

Io sono per la seconda opzione e voglio suggerirvi alcuni passaggi che potrebbero favorire “l’autoefficacia” e, di conseguenza, il perseguimento di mete che riteniamo fondamentali per la nostra crescita e per il nostro benessere personale, alimentando così la motivazione quando questa viene meno.

COME SVILUPPARE L’ AUTOEFFICACIA?

STEP 1: CONVINZIONE
Lavoriamo sul “dialogo interno” favorendo una visione positiva e realistica dell’obiettivo che si vuole raggiungere: “ce la posso fare, ce la voglio fare!

STEP 2: IMITAZIONE
Identifichiamo le persone che possono ispirarci, aiutarci ed accompagnarci durante il percorso, sia realmente che virtualmente.

STEP3: ESPERIENZA DIRETTA
Definiamo i micro-obiettivi che conducono alla meta finale e facciamo pratica.
Ad ogni “successo” festeggiamo. Se invece non dovessimo raggiungere l’obiettivo, tentiamo nuovamente, osservandoci dall’esterno per migliorarci, valutando i nostri sbagli ed avvicinandoci così al risultato un passo alla volta.

STEP4: EMOZIONI
Dobbiamo essere consapevoli delle emozioni ci che passano dentro, ascoltiamole e diamogli uautoefficacia_tipan nome. Dominiamo le emozioni “automatiche” che ci portano a reagire alle situazioni (non ad agire) come l’ansia, la preoccupazione, la paura e la rabbia distruttiva. Promuoviamo, invece, un atteggiamento positivo, lavorando con gioia ed energia!
Questo è un percorso di “allenamento”, scandito da passi che vedono la motivazione, la determinazione e la costanza quali ingredienti fondamentali.

I passi sopra descritti possono essere applicati su qualsiasi obiettivo ci si ponga (ancor meglio se con l’aiuto di un trainer qualificato), come ad esempio:

  • migliorare prestazioni sportive;
  • ritornare in forma;
  • sciogliere i nodi emotivi (affrontare paure, ansie…);
  • migliorare atteggiamenti e comportamenti (esplorare reazioni e comportamenti automatici).

Infine non dobbiamo dimenticarci che ognuno di noi vive in un contesto specifico e quindi abbiamo bisogno anche degli altri per raggiungere i nostri obiettivi. Il senso del “NOI”, i riconoscimenti ed i feedback alimentano la motivazione best site.

Pertanto condividiamo le nostre mete, le nostre emozioni ed i nostri desideri con le persone che riteniamo possano supportarci… anche solo con un sorriso…

BY Dott.ssa Ester Varchetta